Lo sguardo della scrittura si è dilatato e non ha confini, tra terra, cielo e mare. Così le parole volano e navigano, si arricchiscono di sfumature e di complessità. Riuscirà la mente e il cuore a trattenerne qualcuna?

lunedì 30 aprile 2012

ANTICIPAZIONI


Unanime, la valutazione della commissione giudicatrice della quale facevo parte: alcuni ragazzi hanno evidenziato stereotipi e banalità; altri, i più numerosi, hanno sorpreso per maturità e lungimiranza.
Seicento ragazzi e ragazze, dagli otto ai quattordici anni, hanno scritto le loro idee relative al futuro, in un concorso realizzato nelle classi di un Istituto Comprensivo, alla periferia di Reggio Emilia.
Con un gruppo di insegnanti avevo intenzione di condividere i pensieri espressi, ricchi di punti di vista sul futuro che i ragazzi  sperano di conquistare.
Rivelatori di sentimenti da trasmettere? Di desideri di normalità? Di un filosofia spicciola rispetto alla vita che li attende?
Mi pareva che, leggendo agli insegnanti stralci degli elaborati, significasse portare alla scuola un dono prezioso di conoscenza, affetto e scoperta per la bellezza delle parole.
Terminata la lettura, alla richiesta di esprimere tranquillamente un parere su quanto ascoltato, il silenzio è calato nell’aula. Nessuno ha mostrato interesse e voglia di approfondire, di capire e di addentrarsi sulle strade individuate dai ragazzi; forse da soggetti pensanti, ridiventati allievi?
Pre-adolescenza e adolescenza sono età significative, ancora scarsamente condizionate dai messaggi del mondo adulto; oppure in parte lo sono ma lo spessore delle incrostazioni non è così forte e diffuso.
Ancora è possibile cogliere la spontaneità e condurre per mano gli adolescenti, valorizzando i punti di vista che possiedono. E’ l’età delle dispersioni ma anche dei consolidamenti, nelle scelte condivise con i coetanei.
La fase neuronale, in questo periodo, vive una fase d’arresto e l’adolescente si muove tra contraddizioni e semplificazioni. “Sei grande e fai lo stupido!” sono le ambiguità in cui si dibatte la crescita. Nel cuore si intrecciano sensazioni che debbono trovare una sistemazione e nella mente si alternano passi avanti e voglia di ritornare all’infanzia.
Questa è una stagione di iniziazione, è sempre successo, con alcune differenze: nella contemporaneità gli ostacoli da superare per diventare grande si sono affievoliti per non dire scomparsi.
Dialogare e ascoltarli permette di individuare elementi di forza del loro pensiero che altrimenti non scopriremmo e intorno ai quali costruire ipotesi e osservazioni; significa comprendere i nuovi ostacoli, se esistono, che i ragazzi debbono scavalcare.
Ragazzo dove stai andando? Fai attenzione a quello che sta dentro di te e prenditi a cuore il tuo destino.
Come educatrice che ha fiducia nelle giovani generazioni, non penso esclusivamente  all’adolescenza come a un periodo di problematiche. Ho raccolto nelle visioni sul futuro parecchi semi che fanno bene sperare.
Certamente emerge un’età senza molte passioni e rinchiusa in un ambito prettamente familiare.  Ma che cosa sono in verità le passioni?
E quando escono allo scoperto? E su quali basi si innestano?
Volutamente, dal quadro riportato, ho tralasciato le vacue aspettative, appiccicate dalle mode televisive e dai rotocalchi d’immagine. Ho privilegiato le altre, a volte ingenue e a volte profonde; a volte ereditate, a volte interpretate. Da qui occorre partire, a mio avviso, per trasformare le aspettative in progetti di vita.
Le passioni nascono e si rafforzano se l’identità ha uno spessore, grazie a relazioni e maestri che apportano linfa.
Famiglia e scuola dell’obbligo hanno responsabilità precise verso i ragazzi che sanno raccontare e si attendono dagli adulti un orientamento. Come si fa ad allenare i ragazzi al sapore delle cose che sono il segreto della vita?
Come mettere a proprio agio i giovanissimi perché sappiano valorizzare le pause della loro esistenza senza timore di mettersi a nudo di fronte agli altri?
Come far sì che apprezzino e amino il pezzo di vita che stanno percorrendo? E come lasciasi ospitare dalla vita e avere cura della propria interiorità?
Il silenzio della scuola mi ha fatto male ma soprattutto ne ha fatto ai ragazzi che si sono spesi a fare emergere un’anima e un’originalità.
La generazione che salta agli occhi, presenta una logica priva di grandi conflitti e così di ideali specifici; alla ricerca di una normalità che si snoda nella famiglia, nei figli, nel lavoro in un ambiente che dovrebbe essere migliore dell’oggi.
E’ una normalità di partenza che arreca buoni frutti per il futuro, se viene supportata a trovare quell’unicità che appartiene anche alla vita di tutti i giorni.  A volte occorre rientrare in casa per scoprirsi e fare i conti con se stessi prima di rapportarsi agli altri.
Tra gli adolescenti ci sono quelli che provengono da terre e culture diverse; valicano confini e diffidenze. Le loro riflessioni colpiscono per la maturità e le sofferenze denunciate. Vengono da lontano e alcuni di loro andranno lontano in quanto la fatica dell’adattamento li sta trasformando in individui capaci di aggredire il futuro.
E’ una speranza che spalanca un porta su un domani di mescolanze e di incontri.

1 commento:

  1. Ha inizio una serie di riflessioni sull'adolescenzza che ho scritto insieme a ragazzi dai 10 ai 14 anni.Pina Tromellini

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